18 luglio 2011

Del Libero Pensiero e dei suoi rapporti con il Sovra-umano e il sub-umano

Uno dei tratti fondamentali - e sicuramente il più preoccupante - della cultura moderna è la scomparsa della dimensione verticale e gerarchica dall’universo delle idee e delle azioni umane.
In nome di un umanesimo demagogico, progressista e globalizzante -  che si gloria di far risalire le proprie origini al Rinascimento autoproclamandosi erede soltanto però dei suoi aspetti razionalistico tecnici e non anche di quelli metafisici e religiosi che pure in esso erano presenti – i fautori, accademici e non, dell’orizzontalità muovono oggi – si badi bene -  le loro critiche più velenose proprio nei confronti di quell’utilizzo della ragione sano
e rispettoso dei propri limiti che, dall’antica Grecia passando per il Medioevo (ancora purtroppo in molti ambienti colti oggetto di diffidenza)  per il Rinascimento appunto e giungendo fino a noi, si è sempre posto come il baluardo di una ricerca intellettuale libera eppur mai disgiunta da una pratica di vita conforme alla visione Tradizionale dell’uomo e del mondo; da ciò si evince che questo umanesimo in fondo non fa che sconfessar se stesso, mostrandosi contraddittorio al suo interno e ingrato nei confronti delle tanto magnificate origini ma lungi dall’essere innocuo, è proprio questo atteggiamento a rivelarci l’essenza pericolosa e sovversiva della cultura attuale la quale, sradicata ormai da ogni considerazione di ordine spirituale, pretende di annullare ogni differenza qualitativa tra i livelli di coscienza riducendo l’uomo a un mero rapporto di funzionalità astratte e prevedibili.
Prima di procedere innanzi nelle nostre considerazioni, facciamo notare al lettore che per esercizio del libero pensiero o della ragione noi non intendiamo la velleità di discettar su ogni cosa o l’arte di mettere sofisticamente in discussione qualsivoglia argomento sulla base di una logica lambiccata quanto sterile ma la facoltà o capacità di disciplinare il flusso di pensieri e rettificarlo da esalazioni emotive al fine di cogliere Dialetticamente – nelle possibilità consentite ad ognuno -  quella luce promanante da Verità Superiori in grado di illuminare l’esperienza sensibile e l’agire concreto. L’aggettivo Libero si riferisce quindi alla possibilità per la ragione di svincolarsi, di liberarsi dalla catene delle emozioni e degli istinti e prepararsi ad accogliere gli influssi vivificanti della Trascendenza; solo a questo preciso senso noi ci riferiamo, mantenendo una ferma opposizione verso coloro che fanno della ragione uno strumento di contestazione ad oltranza e dissimulazione dell’incoerenza e del disordine morale,culturale e sociale. Dopo questa digressione sull’utilizzo del termine “libero” in campo filosofico veniamo al tema che ci riguarda. È da poco più di cent’anni che sul sapere occidentale si sono riversati gli influssi provenienti dalla psicologia o dalle correnti culturali che ad essa si riconnettono; lungi dal negare gli inevitabili meriti terapeutici – dove esistono -  della psicologia e delle sue varie branche, non possiamo però non far notare che la cultura psicologica, assurta frettolosamente all’olimpo delle discipline umanistiche, si è rivelata un fattore destabilizzante per il libero pensiero – ma non solamente per esso-  e, più esattamente, per la ricerca di una dimensione Trascendente tramite la Dialettica. Fin dove la laicizzazione della società si era spinta a negare o semplicemente a mettere in disparte considerazioni di ordine spirituale, per la ragione, smarcandosi dal nichilismo e dalle derive dell’esistenzialismo, non era mai venuta meno la possibilità di richiamarsi  a valori superiori e rimettersi in cammino per risalir – ricordando Dante -  “quel dilettoso monte ch'e` principio e cagion di tutta gioia” e che in questo caso specifico vuol simboleggiare il mondo trascendente della Tradizione.
Facendo leva su forze subconscie o - dove che è peggio - travestendole da funzioni psichiche interpersonali/intrapersonali e livellando a parametri arbitrari e contingenti l’irripetibilità di ogni persona nonché la sua capacità di discriminare e di volere, la psicologia adesso si fa portavoce di un nuovo umanesimo che sarebbe più giusto chiamare anti – umanesimo o meglio sub-umanesimo la cui specificità sta nell’esaltare nell’uomo quanto c’è di orizzontale ma in realtà di non-umano. Scrive Guenon: “Non c'è bisogno di essere andati molto avanti nello studio delle dottrine tradizionali per sapere che, quando si parla di un elemento «non umano», quel che s'intende dire, e che appartiene essenzialmente agli stati sopra-­individuali dell'essere, non ha assolutamente niente a che vedere con un fattore “collettivo”, che rientra essenzialmente nell'ambito individuale umano, allo stesso modo di ciò che viene qui defi­nito «separativo», e che inoltre, per il suo carattere «subconscio» può in ogni caso aprire una comunicazione con altri stati soltanto nella direzione dell'infra-umano(1).
Prendendo dunque atto della pericolosità di questa sostituzione della dimensione sovra-conscia  con quella sub-conscia, all’Uomo Occidentale - ed Europeo, soprattutto – che oggi non voglia più accettare di rimaner prigioniero nelle regioni ctonie dell’Essere, celate ad arte dal pullulare di tali pseudo-umanesimi e voglia dirigere il suo pensiero e la sua volontà verso una dimensione spirituale autentica, virile ed Uranica e conformare ad Essa la quotidianità, a quest’uomo, dunque, si devono fornire validi Orientamenti a cominciare dalla riscoperta graduale di tutta quella Simbologia Tradizionale che gli ricordi l’esistenza di una dimensione verticale e gerarchica dell’Essere e che inoltre gli fornisca un antidoto efficace contro l’imperante anarchismo morale e l’alienante cultura di massa. Tutto questo, per Noi, deve rivelarsi come un incitamento a un compito improrogabile, a un alto dovere e di più: a una Missione.

(1) Cfr. Renè Guenon – Simboli della Scienza Sacra – Cap 5

Rutilius

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