La breccia di Piasapia a Milano è diventata una voragine che ha inghiottito i consensi di Letizia Moratti, martire del Partito delle Libertà. A Napoli Giggino o’ pazz ha sbancato il "casino partenopeo" e si innalzato al livello di San Gennaro. Di fatti, solo un matto senza contatto con la realtà o un santo con virtù miracolistiche può pensare di liberare i napoletani dal male della spazzatura ricorrendo alla differenziata. Forse la spazzatura non brucerà ma i suoi giuramenti da magistrato finiranno inceneriti. Mi sia dunque consentito di dubitare della bontà di questo duplice rovesciamento amministrativo che a sinistra definiscono una rinascita e a destra una piaga. Se prima le cose non andavano bene, ed è inutile negarlo, adesso potranno anche peggiorare perché chi ha vinto "vanta" un pessimo curriculum professionale e nessuna esperienza di gestione della cosa pubblica locale.
In più alle spalle di questi rinnovatori fanno capolino i soliti centri di potere dalle mani lunghe e dall'appetito insaziabile. Qualcuno potrà dirmi che a Napoli la faccenda è un po’ diversa poiché De Magistris non è legato al precedente regime bassoliniano che ha messo in ginocchio il comune con i suoi interessi di bottega e di guapperia. Vero, ma ai poteri leciti ed illeciti non dispiacerà avere come Primo cittadino un pasticcione che si troverà presto nei guai. Il magistrato ha fatto troppe promesse in campagna elettorale impossibili da mantenere ed inoltre si è liberato in un solo colpo della rete sistemica sulla quale si è retto il governo della città senza avere un’alternativa pronta. Verrà a mancargli presto il polso della situazione se non media con tali gangli, per cui delle due l'una. O ritorna ai compromessi di un tempo con la coda tra le gambe oppure sarà risommerso dal pattume respinto in campagna elettorale. Di indubitabile al momento c’è soltanto l’indebolimento di Berlusconi il quale non è stato scacciato dal paradiso terrestre per i suoi peccati ma per sopraggiunti limiti di iniziativa e di credibilità politica. In sostanza, il Cavaliere si è fatto fuori da solo a causa dei suoi cambi repentini di traiettoria sui temi decisivi dell’agenda governativa quali la politica estera, la riforma della giustizia, quella fiscale e la ripresa industriale ed occupazionale. La corsa di Berlusconi verso Obama durante il G8 francese è il sintomo conclamato della sua disperazione. Le parole di Berlusconi al Presidente statunitense (che hanno fatto vergognare i soliti perbenisti di sinistra, tutta etichetta e poca intelligenza) devono essere interpretate nell’unica maniera possibile: trattasi di resa su tutti i fronti eccetto uno. Ovvero, traducendo dal guittesco all'italiano: mi tolgo di mezzo ma la giustizia deve lasciare in pace me, i miei discendenti e le aziende di famiglia. Poiché quando si cerca un compromesso o un salvacondotto non si parla con i subalterni o i distaccati, Berlusconi si è rivolto direttamente a colui che comanda nel mondo. I magistrati che hanno visto la scena, se non si sono del tutto istupiditi, hanno capito l’antifona e ora sanno che qualcuno potrebbe consigliargli di abbassare i toni e ridurre le persecuzioni. Non ci si accanisce sulla bottiglia se il “tappo” è saltato. Tuttavia, potrebbe anche verificarsi una escalation contro Berlusconi il quale se malauguratamente è andato a parlamentare con i suoi nemici a mani vuote riceverà non la grazia chiesta ma la giustizia temuta. Quando Cossiga, nel turbine degli avvenimenti dei primi anni ’90, fu sottoposto ad una dura campagna giornalistica tesa a farlo fuori, chiamò Washington e disse che se tutto quel fango su di lui non si fosse fermato avrebbe rivelato a reti unificate con quali mezzi gli USA avevano ottenuto la base di Comiso in Sicilia. Infatti, era stata la mafia a costringere i proprietari a lasciare i terreni sui quali i militari americani si sarebbero poi insediati. Ma Cossiga poté agire in questo modo perché aveva buoni rapporti con l’intelligence mentre Berlusconi, che non ha mai controllato i servizi - tanto da essersi fatto incastrare da alcune sciacquette di borgata munite di registratore – può fare la fine del maiale sgozzato. Di lui si mangeranno tutto e finirà a testa in giù, non in una pubblica piazza ma nel mattatoio dei quartieri a luci rosse. Qui sta la differenza tra uno statista col vezzo delle amanti ed un satiro con l'hobby della politica.
In più alle spalle di questi rinnovatori fanno capolino i soliti centri di potere dalle mani lunghe e dall'appetito insaziabile. Qualcuno potrà dirmi che a Napoli la faccenda è un po’ diversa poiché De Magistris non è legato al precedente regime bassoliniano che ha messo in ginocchio il comune con i suoi interessi di bottega e di guapperia. Vero, ma ai poteri leciti ed illeciti non dispiacerà avere come Primo cittadino un pasticcione che si troverà presto nei guai. Il magistrato ha fatto troppe promesse in campagna elettorale impossibili da mantenere ed inoltre si è liberato in un solo colpo della rete sistemica sulla quale si è retto il governo della città senza avere un’alternativa pronta. Verrà a mancargli presto il polso della situazione se non media con tali gangli, per cui delle due l'una. O ritorna ai compromessi di un tempo con la coda tra le gambe oppure sarà risommerso dal pattume respinto in campagna elettorale. Di indubitabile al momento c’è soltanto l’indebolimento di Berlusconi il quale non è stato scacciato dal paradiso terrestre per i suoi peccati ma per sopraggiunti limiti di iniziativa e di credibilità politica. In sostanza, il Cavaliere si è fatto fuori da solo a causa dei suoi cambi repentini di traiettoria sui temi decisivi dell’agenda governativa quali la politica estera, la riforma della giustizia, quella fiscale e la ripresa industriale ed occupazionale. La corsa di Berlusconi verso Obama durante il G8 francese è il sintomo conclamato della sua disperazione. Le parole di Berlusconi al Presidente statunitense (che hanno fatto vergognare i soliti perbenisti di sinistra, tutta etichetta e poca intelligenza) devono essere interpretate nell’unica maniera possibile: trattasi di resa su tutti i fronti eccetto uno. Ovvero, traducendo dal guittesco all'italiano: mi tolgo di mezzo ma la giustizia deve lasciare in pace me, i miei discendenti e le aziende di famiglia. Poiché quando si cerca un compromesso o un salvacondotto non si parla con i subalterni o i distaccati, Berlusconi si è rivolto direttamente a colui che comanda nel mondo. I magistrati che hanno visto la scena, se non si sono del tutto istupiditi, hanno capito l’antifona e ora sanno che qualcuno potrebbe consigliargli di abbassare i toni e ridurre le persecuzioni. Non ci si accanisce sulla bottiglia se il “tappo” è saltato. Tuttavia, potrebbe anche verificarsi una escalation contro Berlusconi il quale se malauguratamente è andato a parlamentare con i suoi nemici a mani vuote riceverà non la grazia chiesta ma la giustizia temuta. Quando Cossiga, nel turbine degli avvenimenti dei primi anni ’90, fu sottoposto ad una dura campagna giornalistica tesa a farlo fuori, chiamò Washington e disse che se tutto quel fango su di lui non si fosse fermato avrebbe rivelato a reti unificate con quali mezzi gli USA avevano ottenuto la base di Comiso in Sicilia. Infatti, era stata la mafia a costringere i proprietari a lasciare i terreni sui quali i militari americani si sarebbero poi insediati. Ma Cossiga poté agire in questo modo perché aveva buoni rapporti con l’intelligence mentre Berlusconi, che non ha mai controllato i servizi - tanto da essersi fatto incastrare da alcune sciacquette di borgata munite di registratore – può fare la fine del maiale sgozzato. Di lui si mangeranno tutto e finirà a testa in giù, non in una pubblica piazza ma nel mattatoio dei quartieri a luci rosse. Qui sta la differenza tra uno statista col vezzo delle amanti ed un satiro con l'hobby della politica.
Gianni Petrosillo
[fonte: conflitti e strategie del 31 maggio 2011]
Nessun commento:
Posta un commento