Settantacinque anni fa la Spagna si scuoteva dal giogo progressista. In risposta ai ripetuti assassinii politici, tra cui quello del dirigente conservatore Calvo Sotelo e agli arrestii arbitrari, poi sfociati in esecuzioni, dei dirigenti nazionalrivoluzionari (José Antonio Primo de Rivera, Ramiro Ledesma Ramos), tra il 17 e il 18 di luglio 1936 aveva luogo il levantamiento che venne inizialmente soffocato nel sangue. I combattenti della libertà, sconfitti nelle grandi città e nelle zone industriali, riuscirono però a tenere in Galizia e in Navarra e, grazie al genio e all'energia di Queipo de Llano, anche in Andalusia. Poi sarebbero giunte le forze decisive dal Marocco dove si trovavano di stanza. Una sanguinosissima guerra civile, che sarebbe durata quasi tre anni, aveva così inizio.
Sarebbe stata anche un banco di prova per i conflitti europei. Dalla parte dei rivoltosi si schierarono limitati contingenti italiani e tedeschi e volontari europei provenienti da Portogallo, Irlanda, Francia e Romania, che pagò il tributo di sangue del sacrificio dei capi legionari Mota e Marin.
Sarebbe stata anche un banco di prova per i conflitti europei. Dalla parte dei rivoltosi si schierarono limitati contingenti italiani e tedeschi e volontari europei provenienti da Portogallo, Irlanda, Francia e Romania, che pagò il tributo di sangue del sacrificio dei capi legionari Mota e Marin.
Dalla parte dei gendarmi dell'ordine costituito si schierò l'Unione Sovietica affiancata dal governo francese e dai servizi britannici cui si unirono le Brigate Internazionali.
Da ambo le parti la lotta fu accanita, mostrando fanatismo, ferocia e soprattutto molto valore. Le fucilazioni di massa con cui la reazione democratica cercò di scoraggiare la rivolta, veri e propri bagni di sangue di decine di migliaia di persone per volta, non fiaccarono il fronte nazionale che, al contrario s'indurì e rese pan per focaccia.
Alla distanza avrebbero prevalso i ribelli, ovvero i nazionali, perché nelle loro fila la disciplina fu superiore al campo repubblicano, grazie anche al fatto che l'ossatura dei sottufficiali dell'esercito spagnolo aveva scelto quel campo permettendo, così, un inquadramento formidabile che di fronte fece invece sempre difetto.
Nell'appropinquarsi della sconfitta, il campo repubblicano fu poi teatro di una serie di epurazioni manovrate da Mosca che, più che di cercare un successo in Spagna, dove si sarebbe aperto un nuovo santuario rosso concorrente con quello sovietico, si preoccupò di far pulizia nelle file comuniste di qualsiasi nucleo internazionalista o comunque autonomo da Stalin.
Gli operaisti del Poum di Negrin ma soprattutto gli anarchici guidati dal formidabile Buenaventura Durruti furono aggrediti, imprigionati, torturati, assassinati, dai militanti del partito comunista e dai commissari politici sovietici.
Intanto i nazionali progredivano di vittoria in vittoria.
Il 1 aprile 1939, dopo quasi tre anni di lotta senza quartiere e senza pietà, la Spagna, liberata dai cekisti, sarebbe stata nuovamente unificata al paso alegre de la paz.
Gabriele Adinolfi
[fonte: noreporter.org del 17 luglio 2011]
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